Sono Costanza Giannelli

Medico, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta

Sono nata e cresciuta a Siena , città che amo e che è forte radice di appartenenza.

Ho lavorato un tempo breve nella mia città, forse perché, quando si è molto giovani, le mille idee di futuro si proiettano sempre in un altrove, e invece, quando il senso di appartenenza riprende il senso e il sopravvento, quel luogo ritorna, e si riprende lo spazio un tempo abbandonato.

Trento è il luogo dove a 37 anni ho vinto un concorso di Primario di Neuropsichiatria Infantile, dove sono nati i miei due figli e dove, il loro abitarci e crescerci, ancora mi tiene legata a questo luogo di montagne, in direzione ostinata e contraria al mio incessante sguardo rivolto al mare.

A 29 anni dopo la laurea in medicina e la specializzazione in Neuropsichiatria Infantile all’Università di Modena, ho vinto il mio primo concorso di ruolo alla USL di Siena, e da lì prese inizio una storia fortunata di incontri con persone che mi sono state maestre e, come succede nel gioco della pista cifrata, unendo i loro punti, si sarebbe formata la mia forma, a volte resistente come un ‘armatura che mi avrebbe permesso di essere, e di mantenere l’obiettivo, tra labirinti, ombre e luci di trent’anni di lavoro come dipendente del servizio pubblico sanitario.

Il primo punto lo segnarono il Prof Cavazzuti e il Dott. Della Giustina quando al Policlinico Universitario di Modena mi fu insegnato l’amore per la neurologia, quel mistero di connessioni tra neuroni e dei loro significati, strati, reti di cellule che determinavano funzioni o dis-funzioni .Ricordo di quegli anni le ore passate al microscopio elettronico con Elvio Della Giustina che spiegava, raccontava una sorta romanzo della genesi, dove tutto comincia e dove un solo errore, può cambiare le sorti di un intero programma vitale.

Fu poi negli anni modenesi, specializzanda e medico di guardia alla Casa di Cura Psichiatrica Villa Igea, che conobbi il Dott. Gino Zucchini, Analista Didatta della Società di Psicoanalisi Italiana di Bologna, la cui figura e la straordinaria, poetica e rigorosa competenza hanno segnato tutta la mia vita professionale e personale. Fu lui a scrivere la prefazione del mio “librino” e sono grata di averlo tenuto stretto come luce, e guida chiarificatrice fino alla sua morte avvenuta per Covid nel 2020.

Nella mia formazione, la neurologia e la psichiatria dell’età evolutiva hanno continuato a incontrarsi e ad intrecciarsi anche laddove sembravano difficili le connessioni, addirittura sconsigliate, come se scegliere l’una o l’altra strada fosse inevitabile, addirittura doveroso per un cammino scientifico “come si deve”.

 

La Scuola di Psicoterapia Sistemico-Familiare condotta dal Dott. Mariotti e dal Dott. Bassoli mi ha permesso di comprendere come le relazioni e le comunicazioni possano generare dinamiche disfunzionali e creare conflitto e malattia, laddove non si possa correre al riparo con nuove storie e energie di trasformazione.

I primi anni di ruolo a Montepulciano (Siena) con il Dott. Vieri Marzi che mi volle a lavorare con lui tra follia, teatro e poesia in una continua ricerca volta a dare senso alla de-istituzionalizzazione e a restituire dignità e finanche straordinarietà all’esperienza psicotica.

Con Paolo Crepet, il cui filo non si è mai interrotto, quando il suo libro “Le dimensioni del vuoto. I giovani e il suicidio” si intrecciò con una vicenda personale molto dura che avrebbe aperto una via di comprensione e dedizione al dolore psichico dei giovani e a tentare di intercettarlo, di riconoscerlo, di contenerlo prima che esploda in malattia.

Diventare Direttore di Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile all’Azienda Sanitaria di Trento è stata esperienza lunga e intensa e straordinariamente formativa.

 

Per vent’anni mi sono spesa affinché la NPI avesse uno spazio dignitoso e che esistesse quella auspicata integrazione e connessione tra ospedale e territorio, tra neurologia e psichiatria, tra tempi del bisogno urlato dai pazienti e quelli aziendali, tra logiche di potere e priorità di cura. Anni immensi di palestra di vita, spesso frammentata da rotture e perdite di energia insanabili in lotte di potere, di conflitti, che a tutto sembravano mirare eccetto ad un autentico sguardo alla necessità di rispondere adeguatamente al dolore, all’urlo del disagio di chi non deve e non può attendere.

Ho detto basta, con l’amarezza di avere perduto il senso e di non volerlo più cercare lì, ho detto basta quando quei puntini che avevano creato la forma dell’inizio, hanno rischiato di frantumarsi e di scomporre, sradicare, cancellare il senso, la via, il corpo, il filo conduttore, e me ne sono andata.

Oggi quel filo si srotola tra l’Ospedale Psichiatrico Santa Giuliana di Verona dove sono Responsabile dell’Area Adolescenti, a Siena in un luogo chiamato “Dedalo”.

Un pensiero in più sul mio approccio alla cura

Negli anni di ospedale, tra procedure e protocolli aziendali, terapie tradizionali e necessari obblighi ad un rigore scientifico, come per non perdere quel famoso filo che teneva insieme la complessità e la permeabilità tra conoscenza e pratica, ho cercato qualche risposta e qualche salvezza in discipline complementari che se bene integrate all’altra medicina, consentono aperture e strategie non indifferenti di cura, accoglienza e di conoscenza, permettendo talvolta una complementarietà di cura farmacologica e di comunicazione per mia esperienza molto efficace.

Ho una formazione in:

  • Medicina Antroposofica – link SIMA
  • Sono PNL Pratictioner – link EKIS
  • Imprinting Prenatale e della nascita (Dominique Degrange) – link kalapa
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